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Il nuovo incubo nucleare: militare e … “civile“

Angelo Baracca – Fisico nucleare – Docente presso l’Università di Firenze

Riprendere il problema del nucleare – nella sua interezza e nella complessità dei suoi intrecci, intrinseci ed esterni – appare oggi particolarmente importante. Da un lato perché la minaccia di un olocausto nucleare, a 61 anni da Hiroshima, si fa purtroppo più allarmante che mai, poiché la potenza imperiale non trova ormai nessun limite nella disperata ricerca di una supremazia militare che possa risultare illusoriamente decisiva per sopperire alla decadente supremazia economica (per non parlare dell’autorità morale!). D’altro lato, per le spinte sempre più insistenti per un rilancio dei programmi di nucleare “civile” per la produzione di energia elettrica. Ma è più che mai necessario riprendere il problema nella sua interezza, superando qualsiasi separazione assolutamente fittizia tra gli aspetti militari e quelli “civili”: sempre di guerra si tratta! Il dual-use (militare/civile) è una caratteristica intrinseca e ineliminabile della tecnologia nucleare[1].

La guerra infatti è un fenomeno molto complesso. Non èchiaro se e come si radichi nella natura umana o nelle forme disocietà. Non vi è dubbio che la logica del profitto delcapitalismo e lo spirito di esasperata rapina del neoliberismo,associato alla crescente scarsità delle risorse, hannoscatenato nuove forme di barbarie, che contraddicono drammaticamentela retorica del progresso e il mito progressivo della scienza e dellatecnica. La guerra, più che una prosecuzione della politicacon altri mezzi, appare sempre più come l’estremamanifestazione della violenza che regola in modo crescente i rapportisociali ed economici: la “democrazia” si sta trasformando(nel migliore dei casi) in un regime dirigistico, nel quale le sceltesono formalmente dei cittadini, ma nella sostanzaimposte da amministratori e politici (o rese incontrollabilidall’ubriacatura delle privatizzazioni), per fini che sfuggonototalmente ai non addetti ai lavori (o ai non compartecipi degliinteressi in gioco). Così vengono imposti (con la complicitàdella cortina fumogena della disinformazione) la TAV, gliinceneritori, altre grandi opere, anche contro mobilitazioni popolariimponenti, accusate tout court di essere “contro ilprogresso”, o “l’interesse generale”. Lacriminalizzazione del dissenso e la violenza permeano la società:per una manifestazione contro un inceneritore bastano i vigiliurbani, in Val di Susa interviene massicciamente la polizia, quandosono in gioco oleodotti e campi petroliferi divengono necessari glieserciti e, contro la giusta resistenza di interi popoli, le armi piùsofisticate (e non è una caso che le vittime siano sempre piùcivili inermi!).

È opportuno premettere qualche considerazione sulla natura delrischio nucleare. Se si fa un macabro conteggio delle vittime deidiversi tipi di armamenti, quelli nucleari non sembrano i piùletali. Le vere armi di distruzione di massa sono le armi leggere:sono stati compiuti genocidi con il machete! Le vittime direttedelle armi nucleari sono state solo quelle di Hiroshima eNagasaki. Ritengo opportuno però aggiungere qualcheconsiderazione ulteriore.

Da Hiroshima aChernobyl: l’atmosfera radioattiva e l’epidemia di cancro

Bisogna denunciare uno dei piùgravi crimini (di guerra e di pace) contro l’umanità,sul quale l’opinione pubblica è stata tenutacompletamente all’oscuro. La tecnologia nucleare, in tutte lesue forme, ha provocato un drammatico inquinamento radioattivodell’atmosfera terrestre, con conseguenze gravissime sullasalute e sull’ambiente. Fino al 1963 furono eseguiti ben 530test nucleari nell’atmosfera[2],molti nel deserto del Nevada; Francia e Cina li hanno proseguiti benoltre (193 test a Moruroa e Fangataufa dal 1966 al 1974, con gliultimi nel 1996), con drammatiche conseguenze sulla salute dellepopolazioni locali, fino all’Australia e alla Nuova Zelanda, edei veterani francesi e britannici. I disastri ad impianti e centrinucleari in Unione Sovietica sono stati apocalittici, e noncompletamente documentati.

Nel 2002 il Governo USA ha ammesso che tutti i residenti fino al 1963sono stati esposti al fallout radioattivo di questi test. Èdocumentata la concentrazione dello Stronzio-90 radioattivo nei dentie nelle ossa dei bambini[3]:dopo il 1963 i livelli di Stronzio-90 diminuirono, ma nonscomparvero, per i rilasci dei test cinesi e francesi in atmosfera,dei test sotterranei statunitensi e sovietici, nonché delnumero crescente di reattori nucleari attivi[4].Gli effetti ritardati appaiono oggi, la popolazione statunitensesoffre di un’epidemia di malattie legate alle radiazioni[5]:mortalità infantile, sottopeso alla nascita, cancri, leucemie,disturbi cardiaci, autismo, diabete, Parkinson, asma, sindrome daaffaticamento cronico, ipotiroidismo in neonati, obesità,danni al sistema immunitario; un bambino su 12 negli Stati Uniti èconsiderato disabile[6].

Le autorità sono sempre state consapevoli degli effetti dellaradioattività sulla popolazione, ma li hanno taciuti ecoperti[7]con il pretesto della “sicurezza nazionale”: in moltipaesi questi effetti sono stati sperimentati su “cavie umane”ignare[8].Ma la verità ufficiale – avvallata dalla “autorità”,tutt’altro che neutrale, della comunità scientifica −fa acqua da tutte le parti! Sternglass valuta che negli USAl’esposizione alle radiazioni ionizzanti abbia causato tra il1945 e il 1996 un milione di decessi infantili[9].Rosalie Bertell, con una critica dei criteri ufficiali dell’AgenziaInternazionale per l’Energia Atomica (IAEA) e della CommissioneInternazionale sulla Radioprotezione (ICRP), conclude che: “Finoad 1 miliardo e 300 milioni di persone sono state uccise, mutilate oammalate dall’energia nucleare dalla sua nascita”[10].Se questo apparisse eccessivo, la Commissione del Parlamento Europeosul Rischio Radiologico nel 2003 ha contestato gli studi condotti dalGoverno USA sulle conseguenze delle bombe su Hiroshima e Nagasaki,denunciando manipolazioni dei dati e sottostime fino ad un fattoremille, e conclude che “l’attuale epidemia di cancro èuna conseguenza dell’esposizione al fall-out atmosfericoglobale dei test del periodo 1959-1963”, predicendo “61.600.000decessi di cancro, 1.600.000 morti infantili e 1.900.000 mortifetali, [oltre a] una perdita del 10 % della qualità dellavita integrata su tutte le malattie e le condizioni di coloro chefurono esposti nel periodo alla ricaduta dei test”[11].E l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) calcolache tale epidemia globale di cancro potrebbe aumentare del 50% di quial 2020[12].

Il cover-up della natura e delle conseguenze dei maggioriincidenti nucleari è stata vergognosa. Secondo la versione“ufficiale” l’incidente di Three Mile Island del1979 non ha avuto conseguenze sulla salute della popolazione. Ma lericerche sulle conseguenze dell’incidente sono state poche,discontinue, e limitate all’area più prossima allacentrale, per cui non è possibile dire se l’incidenteabbia o non abbia causato vittime. Le conclusioni sono controverse,ma gli aumenti dei numeri di morti infantili, tumori ed altremalattie sembrano inequivocabili[13].

Ancora più vergognoso il ventennale dell’incidente diChernobyl: analisi di autorevoli agenzie[14]cercano di accreditare una verità difficilmente credibile,secondo cui l’incidente più grave dell’eranucleare – “il reattorebruciò per 10 giorni, liberando 400 volte la radioattivitàrilasciata dalla bomba di Hiroshima”[15] – dopo avere contaminato quasitutta l’Europa, provocherà poche migliaia di tumori,difficilmente distinguibili dagli effetti del fondo naturale diradioattività! Molto più prudenti e critiche sono stateautorevoli riviste scientifiche[16].Il picco per certi tumori può verificarsi 20 anni, o anche 40anni dopo; ma denunciano aumenti “di tutti i tipi di malattie”(tra cui anche disturbi psicologici e mentali). Risultano cruciali lecontroverse valutazioni degli effetti delle piccole dosi: un rapportocommissionato dai Verdi al Parlamento Europeo valuta che laradiazione da Chernobyl potrebbe causare tra 30.000 e 60.000decessi[17].Più radicale il rapporto di Greenpeace[18]:“nelle sole Bielorussia, Russia ed Ucraina si stima chel’incidente abbia provocato 200.000 morti addizionali tra il1990 e il 2004. […] Le lacune sostanziali nei datidisponibili, combinate con profondi disaccordi tra lestime sull’incidenza e l’eccesso di certi tumori ed altremalattie, impediscono di trarre qualsiasi valutazione unica,solida e verificabile delle conseguenze sanitarie umane complessive,lasciando questioni fondamentali senza risposta.”

A tutto ciò si aggiungono le conseguenze dell’usolargamente pretestuoso e abnorme dei proiettili ad uranio depleto(DU), che costituisce da un lato lo smaltimento della “coda”del ciclo del combustibile nucleare, ma dall’altro un ballond’essai per saggiare le reazioni internazionaliall’introduzione di nuovi scenari di guerra nucleare (oggi sidirebbe “a bassa intensità”) o radiologica, eall’uso di armi nucleari di tipo nuovo che cancellino lafondamentale distinzione tra guerra nucleare e “convenzionale”(altro termine orribile, riferito a strumenti di morte)[19].Quello che anche i critici del DU non dicono è che, prima delDU dei proiettili, che quando esplodono rilasciano microparticelleradioattive, l’uranio contenuto nelle bombe, che esplodono atemperature di milioni di gradi, ha rilasciato per mezzo secolonanoparticelle (aggregati atomici) ancora più volatili epersistenti in tutta l’atmosfera, inalabili o ingeribili, e piùpenetranti in profondità nei tessuti e nelle cellule: nelletestate nucleari più perfezionate la percentuale di uranio odi plutonio che fissiona non arriva al 40 %, a causa delladisintegrazione della testata che estingue la reazione a catena,l’uranio o il plutonio rimanenti seguono questo destino.L’inquinamento del DU e le sue conseguenze per tutta l’umanitàsono molto più gravi di quanto si sia mai pensato.

Il nucleare “civile” funzionale al “militare”

Sorge allora naturale una domanda. Comesi spiega questa drammatica, quanto sottovalutata, situazione se ilprogramma di sviluppo del nucleare “civile” èsostanzialmente fallito? Si pensi infatti che in questi 60 anni sonostati realizzati nel mondo circa 500 reattori, a fronte di 130.000bombe! Ma bisogna aggiungere che il costo dei programmi militari èin realtà enormemente più grande, poiché lebombe necessitano di un sistema integrato di enorme complessità,altissima tecnologia, e che necessita di continui aggiornamenti:lanciatori, sommergibili nucleari, sistemi satellitari e terrestri diallarme precoce, sistemi di allerta e di controllo e comando,addestramento del personale, ecc.

Dietro i progetti e le spinte per il rilancio del nucleare “civile”vi sono evidentemente enormi interessi economici: ma i puri contieconomici non tornano. La risposta di fondo è che iprogrammi nucleari “civili” crescono all’ombra diprogrammi militari – quelli ufficiali, e più o menosegreti o reconditi – i quali ne costituiscono il supporto e lamotivazione reali. Tutti i calcoli economici che vengonopresentati sul costo del programmi nucleari “civili” nonhanno nessun senso: o meglio, possono al più essere validi perle situazioni specifiche a cui si riferiscono, ma non sonodirettamente trasferibili ad altre situazioni (eppure testimonianosempre di un costo complessivo dei reattori nucleari superiore aquello di centrali elettriche convenzionali[20]).Ad esempio, i filo-nucleari si riferiscono spesso al basso costodell’energia elettrica che la Francia produce per via nucleare,ma dimenticano che lo Stato francese gestisce contemporaneamente ilsistema delle centrali nucleari ed uno degli arsenali militari piùmoderni del mondo: vi sono economie complessive, scarico di costi, esfiderei chiunque a suddividere i costi, dello Stato, tra civile emilitare; senza contare che il basso costo dell’energiaprodotta dalla Francia è dovuto anche ad una super-produzione.La situazione negli USA, ad esempio, è opposta: il programmamilitare è dello Stato, mentre l’energia elettrica èprodotta da imprese private, le quali sanno bene che il nucleare nonè conveniente, tant’è vero che da un quarto disecolo non ordinano nuove centrali. In Italia il problema sarebbeancora diverso, poiché dopo il referendum del 1987 sono statesmantellate gran parte delle strutture e delle competenze accumulate,e sfiderei chiunque a calcolare il costo per ricostituirle, al di làdel costo specifico delle centrali nucleari.

Gli inganni del nucleare “civile”

Può risultare utile riassumereschematicamente le principali critiche al nucleare “civile”.Credo che la principale debba essere che con essi, in vista dellafine dell’era del petrolio, si continui ad alimentarel’illusione e l’inganno che possiamo comunque continuarea produrre e consumare energia senza limiti (che il pianeta comunquenon potrà sopportare all’infinito); del resto, vi sonoprofondi legami tra gli interessi e i programmi nucleari epetroliferi.

Un altro punto essenziale è che con il nucleare si producesolo energia elettrica, che costituisce una frazione (meno del20 % in Italia, meno del 17 % nel mondo) dei consumi energetici: ma èanche quella che si presta ai maggiori sprechi, la cui eliminazione,con il risparmio, costituirebbe la risorsa energetica piùimportante, insieme alle fonti rinnovabili.

La riduzione delle emissioni di CO2 è ampiamentediscutibile (varie fasi del ciclo di estrazione, costruzione,smantellamento producono CO2): anche “un obiettivomodesto – evitare con il nucleare un piccolo aumento (0,2oC) del riscaldamento globale per la fine del secolo –richiederebbe di elevare il numero di reattori nel mondo dagliattuali 441 ad almeno 700 per la metà del secolo, e mantenernestabile il numero per 50 anni. Per coprire la chiusura degli impiantiobsoleti, questo richiederebbe la costruzione di 1.200 nuovecentrali, ad un ritmo di 17 all’anno. Le necessità disupporto sarebbero impressionanti: una decina di nuovi impianti diarricchimento per il riprocessamento, lo stesso numero di depositi discorie delle dimensioni di Yucca Mountain se non si facesse ilriprocessamento, o centinaia di migliaia di tonnellate di materialeda custodire durante il riprocessamento. … una rinascitanucleare non vale il rischio”[21].[Gli Usa hanno accantonato il riprocessamento del combustibile afavore del “monoutilizzo”: d’altra parte nessunaltro paese ha ancora fatto la scelta, e tanto meno avviato larealizzazione di un deposito per le scorie].

L’energia elettronucleare arriverebbe comunque troppo tardi pertamponare la crisi del petrolio. I reattori di nuova generazione, asicurezza intrinseca, non saranno utilizzabili prima di 20-30 anni!Intanto i rischi sono tutt’altro che finiti: nel 2002 in unreattore dell’Ohaio si è sfiorato il disastro (e siaccumulano gli incidenti negli impianti giapponesi: quellonell’impianto di riprocessamento di Tokai-Mura fu di unagravità senza precedenti).

Si noti poi la contraddizione tra la strumentalizzazione del pericolodi attentati terroristici e la progettata proliferazione di centralinucleari: sembra evidente la perfetta sintonia con il processo dimilitarizzazione della società civile e di svuotamento deiprincipi demodratici.

Non si pensi però che, per questi motivi, l’industrianon si stia organizzando per cogliere l’occasione di fare lautiguadagni: per quanto i programmi nucleari risultino irrazionali edantieconomici, la privatizzazione del mercato dell’energiaattuata in tutto il mondo rende molto probabile la ripresa deiprogrammi nucleari, sotto la spinta di politiche di incentivistatali, che scaricheranno sulla collettività i costi a lungotermine. In questo quadro le industrie si stanno attrezzando percommercializzare i reattori avanzati di IIIa generazione[22],derivati dalle precedenti filiere o più o meno innovativi:negli USA la Westinghouse e la General Electric stanno rinnovando eampliando i propri impianti per commercializzare rispettivamente inuovo PWR e BWR; l’europea Areva il reattore EPR (EvolutionaryPower Reactor: il primo dovrebbe entrare in funzione in Finlandianel 2010) e la giapponese Mitsubishi l’APWR (AdvancedPressurized Water reactor). Anche l’industria russa si staattivamente preparando.

La minaccia nucleare incombente: nuove strategie e nuove armi

Venendo ora alle armi nucleari, la loroassoluta peculiarità sta nel fatto che una guerra nuclearemetterebbe a repentaglio la stessa sopravvivenza dell’umanità!A fronte di questo pericolo vi è un secondo aspettoincredibile: mentre per dichiarare qualsiasi guerra ènecessaria una decisione del Parlamento, per scatenare … lafine del mondo basta che il Presidente (di Stati Uniti, o Russia)schiacci il bottone della famosa “valigetta”. Pur se ciòrichiede una serie di controlli, ma in una manciata di minuti, moltevolte si è arrivati ad “un pelo” dallo scatenareil finimondo per errore[23].

Si è già discusso su questa rivista[24]il fatto che la minaccia nucleare, lungi dall’essere scomparsadopo il crollo dell’Urss, è divenuta invece, nel mondounipolare molto più squilibrato, una minaccia attuale.

È sempre più evidente chei militari e i Governi hanno deciso di non rinunciare mai alle arminucleari, per le loro caratteristiche uniche, e si apprestano anzi arenderle effettivamente utilizzabili: la guerra nucleare stadiventando una prospettiva concreta.

Le dottrine relative alle armi nucleari hannosubito infatti un’evoluzione allarmante, a partire dallaNuclear Posture Review[25](Npr) del dicembre 2001, un documento molto complesso e forse noncompletamente inteso: il cardine consiste nel superarel’eccezionalità delle armi nucleari, integrandolenell’intero complesso militare, reso più flessibilerispetto alla rigidità della Guerra Fredda, e rendendoneeffettivamente possibile l’uso in un contesto piùampio di situazioni di conflitto, in risposta alle minacce nuove chesi profilano.

La Npr preludeva allo sviluppo di una dottrina specifica per l’usodelle armi nucleari. La Doctrine for Joint Nuclear Operations[26](Djno) del 2005 prevede l’uso delle armi nucleari anche inazioni militari regionali e di teatro, ed anche a scopopreventivo, contro la minaccia “del potenziale usoavversario di armi di distruzione di massa (Wmd) e per dissuaderepotenziali avversari allo sviluppo di una minaccia convenzionalesoverchiante” (questo viola il TNP, cheimplica l’assicurazione degli stati aderenti a non venireattaccati in nessun caso con armi nucleari). L’ideaportante è che una forza militare eccedente rafforza ladeterrenza: “Per mantenere l’effetto di deterrenza leforze nucleari degli USA devono mantenere un forte e visibile statodi prontezza (readiness) […] consentendo una rispostaimmediata a qualsiasi imprevisto attacco contro gli Stati Uniti, lesue forze o alleati”. La soglia per l’uso preventivodelle armi nucleari viene notevolmente abbassata, in circostanzemolto generiche ed unilaterali: un avversario “che intende[!] usare” Wmd; un “attacco imminente [!]”con Wmd; installazioni “necessarie all’avversario”per un attacco con Wmd; un attacco soverchiante con armiconvenzionali; o addirittura per “dimostrare” lavolontà o la capacità degli USA di usare le arminucleari. Non sfuggiranno le implicazioni destabilizzanti di questocambiamento di dottrina e di strategia.

Un punto molto rilevante in questo senso è dove il documentoconsidera che “la deterrenza […] èparticolarmente difficile contro attori non-statali che usino ocerchino di dorarsi di Wmd. Qui la deterrenza può esserediretta a Stati che sostengono i loro sforzi, così come allestesse organizzazioni terroristiche”. Vi è peròuna “probabilità” crescente di un uso deliberatodi Wmd da parte di uno “state/nonstate actornation/terrorist”: “in questi casi la deterrenza,anche basata sulla minaccia di distruzione massiccia, puòfallire e gli USA devono essere preparati ad usare le armi nuclearise necessario”. L’ambiguità della dottrina vienerivendicata per mantenere la minaccia: “il mantenimento diun’ambiguità degli USA su quando userebbero le arminucleari aiuta a creare dubbi nelle menti di potenziali avversari,scoraggiandoli dall’intraprendere azioni ostili. Questaambiguità calcolata aiuta a rafforzare la deterrenza”.

É importante sottolineare che la possibilità di unfallimento della deterrenza introduce un nuovo tipo di deterrenza[27],molto più pericolosa di quella dei tempi della Guerra Fredda.Vi è in questa posizione una contraddizione intrinseca, poichéle maniacali (quanto unilaterali) denunce dei rischi diproliferazione e delle armi di distruzione di massa, la conseguenteinsistenza sulla minaccia e il possibile uso delle armi nucleari,aggravata dalla strategia della guerra preventiva, produconoconseguenze opposte, innescando effetti destabilizzanti ed aumentandoanziché diminuire le ambizioni di altri Stati di sviluppare, odi perfezionare, gli armamenti nucleari (così come le aumentaulteriormente anche il progetto del cosiddetto “scudospaziale”). La situazione in Asia potrebbe precipitare da unmomento all’altro.

La centralità strategica del Medio Oriente e dall’Asia

Sull’Iran e il Medio Oriente gliUsa giocano infatti una partita strategica per il loro futuroimperiale.

L’Europa ha perduto il ruolo centrale svolto nei decennipassati, come territorio sul quale si esercitava la contrapposizionediretta tra i due blocchi della Guerra Fredda, e che sarebbe stato ilteatro di un eventuale confronto nucleare. Si sta delineando unanuova polarizzazione mondiale, che non ha al centro unacontrapposizione ideologica, ma un problema molto piùmateriale, la lotta senza quartiere per le risorse del pianeta,energetiche e non. Il centro di questo confronto sarà laregione mediorientale, che si estende dal Mediterraneoall’Afghanistan e al Caucaso.

Ad oriente si assiste alla crescita vertiginosa e alla voracitàdi risorse della Cina, ma pure dell’India, che raccolgono circaun terzo della popolazione mondiale. Pechino sta proiettando lapropria sete, difficilmente sostenibile, di petrolio in tutte le areedel mondo, ed in particolare verso le repubbliche ex-sovietichedell’Asia e verso l’Iran: basti pensare all’oleodottoinaugurato il 15 dicembre 2005 tra il Kazakistan e la Cina, al qualedovrà collegarsene in futuro un altro che partiràdall’Iran. La Russia sta attuando un avvicinamento alla Cina,con cui ha costituito la Shanghai Cooperation Organization(Sco) - con Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan (paesiricchi di depositi di petrolio e di gas) - che nell’ottobre2005 ha chiesto agli USA di lasciare al più presto le propriebasi militari in Asia centrale.

Si registrano anche i primi segnali della concreta convergenza diinteressi tra la Cina e l’India (che ha anch’essa grossiinteressi legati al gas naturale iraniano[28]).Permangono molti fattori di incertezza e di contrasto, ma “leprospettive di cooperazione Sino-Indiana attraverso l’interacatena del petrolio potrebbe aprire la strada per la creazione di unmercato ed un’architettura energetici Asiatici - un asseAsiatico del petrolio - con enormi conseguenze per gli Stati Uniti”[29],sulle orme della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio,soprattutto se questi paesi decidessero di adottare per questomercato l’Euro (si ricordi che i paesi asiatici nel lorocomplesso possiedono riserve per duemila miliardi di dollari!). Inquesto gioco rispunta un ruolo molto importante del nucleare, cheWashington cerca di giocare in funzione anti-cinese (v. oltre).

Potrebbe rientrare nel gioco anche l’Afghanistan, che stanuovamente esplodendo: “Se l’Afghanistan riuscisse adentrare a pieno titolo nella Sco - e ipotizzandone un rafforzamentoanche con la formazione di un’alleanza militare, magari ageometra variabile - si creerebbe un polo panasiatico di notevolidimensioni economiche”[30].Va ricordato inoltre che non di solo petrolio si tratta, ma anche deicolossali interessi legati al traffico della droga[31].

La minaccia orientale induce gli Stati Uniti ad intervenire nellaregione con l’intento di piegarla ai propri interessi: o,qualora non riesca a controllarla (come sta avvenendo appunto inAfghanistan e in Iraq), per renderla comunque ingovernabile. Il ruolodi Israele risulta cruciale: a conferma del fatto che la costituzionedi questo Stato venne imposta all’inizio della fase storicadella decolonizzazione, con lo scopo preciso di creare un caposaldodegli interessi imperialisti nella regione (per questo si volle chesi dotasse subito di un arsenale nucleare, che rimane la maggioreipoteca e il vero fattore destabilizzante nella regione).L’intervento di Washington in Medio Oriente, d’altronde,ricalca il modello israeliano, e vi si appoggia direttamente: neimetodi adottati, come nell’obiettivo di divisione dell’Iraqe nei progetti di intervento in Iran. Del resto, la radicalizzazionedella situazione irachena sembra andare di pari passo con quelladella situazione palestinese. L’attacco forsennato di Israeleal Libanonell’estate 2006 si configura militarmente anche comeun’offensiva sul fronte sud, essendo gli USA impantanati suquello nord, e si inquadra nella logica della guerra globale deineocon e di Bush[32].

I paesi europei sono rimasti subalterni alla politica statunitense,divisi, incapaci di concepire ed attuare un linea diversa,soprattutto nell’area strategica mediorientale. Èevidente la “trappola” costituita dalla missione Unifilin Libano, per cercare di coinvolgere più direttamentel’Europa nel conflitto globale nell’area: e tuttaviaproprio questo intervento, che si innesta in una sconfitta subitadalla tracotanza di Israele, potrebbe venire giocato con una valenzanuova e fornire delle chances decisive ad un’Europa chesi decidesse finalmente a giocare un ruolo autonomo, accettando inmodo aperto le aperture negoziali dell’Iran e disinnescando la“mina” mediorientale nel suo complesso, imponendo anchead Israele una soluzione del problema palestinese. Che lo voglia (ol’abbia capito) e ne sia capace rimane tutto da vedere.

Il “blocco” USA/Israele/Europa/Giappone è comunquepercorso da contraddizioni tutt’altro che trascurabili, chepotrebbero acuirsi notevolmente quando la “coperta” dellerisorse incomincerà a risultare veramente piccola.L’intenzione manifestata da Teheran di aprire una borsa delpetrolio in Euro costituisce poi un forte motivo di allarme perWashington[33]:il conflitto tra le aree del Dollaro e dell’Euro sembra d’altraparte destinato ad esplodere prima o poi.

L’intera partita è completamente aperta, per la presenzadi tanti interessi contrastanti e spesso incompatibili, come il giocodelle componenti sciita e sannita in Iraq; l’appoggio ai curdiiracheni, tradizionalmente osteggiati dalla Turchia; l’emergeredi “un nuovo filone islamista-resistenziale, assai diverso siadalla tradizione pietista e in alcuni casi filo-Usa della vecchiaFratellanza musulmana, sia da quella Jihadista alla al Qaida”[34](filone rafforzato anche dalla vittoria elettorale di Hamas inPalestina). Mentre l’Iran rafforza la sua influenza diretta inIraq e su tutta la regione[35].

Gli Usa si trovano di fronte a sceltecruciali e a tentazioni pericolosissime. Il pressing suTeheran ricorda il copione già visto per l’Iraq, mariflette un grave imbarazzo. Washington non può permettersi unattacco di terra, ma non può neanche stare a guardare a lungo,brandendo solo minacce, che hanno l’effetto di compattare ilfronte interno. Per questo ha fatto, insieme ad Israele, ipreparativi per un attacco nucleare[36],con l’illusione di danneggiare profondamente gli impianti diricerca nucleare e di ritardare di almeno 5 anni i programmiiraniani. Ma l’Iran non è l’Iraq, il paese siprepara ad una ritorsione, le sue truppe potrebbero oltrepassare ilconfine iracheno ed attaccare le truppe della coalizione,l’estensione del conflitto sarebbe incontrollabile, potrebbemietere migliaia di vittime e sfociare in un olocausto nucleare[37].

Dalla montatura del pericolo dell’Iran al rilancio della proliferazione mondiale

Visto il carattere assolutamente pretestuoso del caso iraniano[38],è opportuna una valutazione dettagliata.

L’Iran aderisce al TNP,che venne concepito proprio con lo scopo asimmetrico di promuovere lacommercializzazione dell’energia nucleare per usi civili,impedendo però la proliferazione delle armi nucleari:obiettivo intrinsecamente contraddittorio dato l’ineliminabilecarattere dual-use della tecnologia nucleare[39].Così il TNP sancisce per tutti i paesi il diritto disviluppare programmi nucleari civili, sotto il controllo dell’AgenziaInternazionale per l’Energia Atomica (IAEA), e per gli Statinucleari il dovere di cooperare al loro sviluppo. Altri paesilo hanno fatto senza che vi siano state rimostranze: il Brasile (cheha sviluppato fino agli anni `80 programmi nucleari militari! E li haarrestati proprio alla soglia della realizzazione materiale dellabomba, ma possiede tutto il know how) ha già realizzatoil processo di arricchimento dell'uranio, che si contesta all’Iran,e ha in programma addirittura di commercializzarlo. La vicendairaniana ricorda quella dell'Iraq anche per il fatto che fuWashington negli anni ‘60 ad offrire allo Scià unfaraonico programma di centrali nucleari, con la prospettiva direalizzare anche la bomba[40].Anche l'Europa ha uno scheletro nell'armadio, l'associazionedell'Iran al 10% nel consorzio europeo Eurodif di arricchimentodell'uranio: oggi congelata[41],ma che potrebbe forse spiegare le goffe mosse attuali della UE e lasua subalternità agli USA. In ogni caso, è sconcio chea trattare con l'Iran per la UE siano Gran Bretagna e Francia, chesono in stato di clamorosa violazione del TNP non avendo ottemperatoall'obbligo di disarmo nucleare, e la Germania, che puòrealizzare la bomba in tempi brevissimi.

Teheranin effetti ha compiuto qualche infrazione, nascondendo alle ispezionidella IAEA alcuni impianti nucleari (ma chi si è scandalizzatoquando si apprese che anche la Corea del Sud aveva eseguitoesperimenti segreti di arricchimento, violando il TNP?). Poi li haaperti alle ispezioni, e fino ad oggi la IAEA afferma di non averetrovato indizi di attività militari, anche se non èancora in grado di escluderle (ammesso che questo sia mai possibile,se è vero che tanti paesi, aderenti al TNP, hanno avuto nelpassato programmi nucleari militari segreti: addirittura la Svizzerae la Svezia, ma anche l'Italia stando alle memorie di LelioLagorio[42]).

Qualisono realmente gli scopi e lo stato del programma nucleare iraniano?[43]La notizia data in modo clamoroso dalla dirigenza iraniana ad aprile2006 dell’ottenimento dell’arricchimento è stataun coup de theatre. Ammesso che sia vero, con 164 centrifughe potrebbe avere ottenuto l’arricchimento di qualchegrammo di uranio al 3%: ma la strada è in salita, occorreràmolto tempo per arricchirne grosse quantità, anche a questoarricchimento, insufficiente per usi militari. E comunque ilpassaggio ad un arricchimento superiore al 90% non appare cosìimmediato come si tende a far pensare; e può essere difficileda realizzare in assoluto segreto, per l'entità delleoperazioni, delle centrifughe (3.000 – 5.000) e degli impiantinecessari.

Nonsi può escludere ovviamente che l’Iran abbia programminucleari segreti, ben nascosti e protetti in gallerie sotterranee: setali programmi esistessero, dovrebbero senza dubbio venire arrestatie smantellati. Ma nulla può giustificare un attacco militareall’Iran, tantomeno con armi nucleari![44]Esso risulterebbe comunque in larga misura inefficace perneutralizzare eventuali programmi di questo tipo e distruggereimpianti sotterranei, mentre mieterebbe sicuramente migliaia divittime[45],poiché il proposito è semmai di ritardare di alcunianni il programma decimando i tecnici nucleari iraniani. Inogni caso, il “pericolo” denunciato da Washington èassolutamente fantasioso: l’Iran non avrebbe mai la possibilitàdi raggiungere il territorio americano, e se anche avesse realizzatomissili capaci di colpire Israele, un eventuale attacco sarebbeassolutamente suicida (Israele ha munito di missili nucleari bencinque sommergibili forniti dalla Germania, che sarebberocapaci di una ritorsione devastante).

D’altra parte, è probabile che l’accanimento delladirigenza iraniana sul programma nucleare abbia più un ruolodi politica interna. Teheran nutre anche ambizioni di giocare unruolo di potenza regionale: esse sono state sistematicamentefrustrate dall’Occidente, ma lo scacco subito dall’attaccodi Israele in Libano le ha di fatto rafforzate [46](come ha rafforzato Hezbollah). L’Iran potrebbe comunque ambirelegittimamente a produrre energia elettronucleare (diciamo questo inlinea di principio, aldilà della nostra ferma opposizione adogni forma di energia nucleare): la sua ricchezza di petrolio e gaspuò non essere un’obiezione valida [47],dati l’approssimarsi del picco di estrazione [48]e la necessità per il paese di mantenere le sue riserve per ilcommercio esterno (tra l’altro, l’Iran ha capacitàdi raffinazione molto limitate).

La mostruosità partnership con l’India

Se dunque l’Iran èconcretamente un pretesto (il vero arsenale che destabilizza il MedioOriente è quello di Israele, che da 40 anni è il“segreto di Pulcinella”), ben altri segnali dimostrano lavolontà di Washington di distruggere il regime di nonproliferazione.

In questa direzione va inequivocabilmente la “partnershipnucleare” lanciata spudoratamente e con grande scalporemediatico dal Presidente Bush con l’India (ma non con ilPakistan, essendo il suo regime meno affidabile): a parte la suaevidente funzione anti-cinese, essa costituisce soprattutto unulteriore strappo al TNP di gravità senza precedenti, con ilriconoscimento dello status nucleare di un paese al difuori del trattato, stipulando addirittura un accordo difornitura di tecnologia nucleare: tecnologia “civile”, ofcourse, se non fosse che proprio sulla base di questa l’Indiaha realizzato la bomba! Questo equivale a fare apertamente del TNPcarta straccia. È il caso di ricordare che le testaterealizzate dall’India e dal Pakistan si contano ormai a decine,sono di tipi piuttosto sofisticati, e il loro sviluppo èavvenuto con profonde complicità internazionali.

La ciliegina sulla torta, o l’impudica foglia di fico, suquesto mostro giuridico (e logico) è costituita dal fatto chel’India accetterebbe i controlli della IAEA nei suoi 14reattori “civili”: mentre nei restanti 8 reattori -militari! - potrà fare tutto quello che le pare! Si sache i dirigenti indiani hanno in programma la fabbricazione dicentinaia di testate. Sia chiaro, la IAEA venne creata nel 1957, inconnessione con il lancio dell’energia nucleare con l’Atomoper la Pace. Con il TNP, la IAEA ispeziona gli impianti dei paesi nonnucleari aderenti al trattato, ma non ha obblighi di controlli agliimpianti civili dei paesi nucleari aderenti: ma la ratio diquesta limitazione stava originariamente nel fatto che gli impiantimilitari esistevano solo nei paesi nucleari aderenti al trattato, edobbligati quindi a smantellare i propri arsenali, e di conseguenza,si suppone, anche detti impianti. Tutto il TNP èscandalosamente asimmetrico e ingiusto, una volta caduta, odisattesa, la clausola decisiva dell’obbligo del disarmo. LaIAEA non ha mai messo piede negli impianti nucleari di Israele; nédella Francia e della Cina, che aderirono solo nel 1992 quando giàerano stati nucleari (cosa già peregrina, imponendo appunto iltrattato il disarmo).

L’intento di Washington di mettere in soffitta il TNP èevidente.

La proliferazione latente:Giappone (Germania … e altri)

Ma il pericolopiù concreto è costituito oggi dal Giappone[49]..Pochi sanno, o ricordano, che, quando si trattò di aderire alTNP, vi fu un dibattito negli ambienti governativi tanto in Germaniaquanto in Giappone per assicurarsi che l’adesione non avrebbesbarrato in modo definitivo la strada a dotarsi di armi nucleari:vennero formulate riserve (ovviamente segrete) che costituiscono unodei punti deboli più critici del trattato[50]..I due paesi sono tra quelli che hanno accumulato i più ingentiquantitativi di plutonio dal riprocessamento del combustibileesaurito dei loro reattori nucleari (rispettivamente 24 e 40-45tonnellate: per fare una bomba ne occorrono pochi chili, a secondadella sofisticazione): va ricordato che il plutonio costituiscel’esplosivo nucleare ideale, e che - anche se il plutoniogenerato nei reattori civili (reactor-grade) non ha lecaratteristiche del plutonio militare (weapon-grade) - èassolutamente certo che può essere utilizzato per le bombe;gli USA e la Gran Bretagna hanno ufficialmente esploso testate conplutonio riprocessato. Il Giappone e la Germania sono dunque duepaesi (ma non i soli) che possiedono i materiali e le capacitàtecnico scientifiche per produrre armi nucleari sofisticate in tempibrevissimi[51].(proliferazione latente, o stand-by).

In Giappone è in corso una veraescalation: prende sempre più forza la volontàdi rivedere la costituzione post-bellica in senso militarista[52],e parallelamente di realizzare armi nucleari. Questa escalationha avuto un’impennata con l’inaugurazione nel marzoscorso del nuovo impianto di riprocessamento da 21 miliardi didollari di Rokkasho-Mura, che separerà 8 tonnellate diplutonio all’anno! Tra pochi anni il Giappone diventeràil paese che possiede il maggiore quantitativo di plutonio al mondo.Per farne cosa? Da anni Tokyo sostiene che ha bisogno di plutonio perutilizzarlo come combustibile nei reattori veloci, e mescolato conl’uranio (MOX: Mixed Oxide, con il 3-10 % di plutonio)nei reattori convenzionali (termici): ma il programma dei reattoriveloci è fermo, e l’uso del MOX ha incontrato difficoltàche non lo hanno ancora reso possibile[53].Perché dunque continuare ad accumulare plutonio? I sospettisono più che legittimi. Washington, nella sua strategia dicontenimento della Cina, legittima questo sviluppi e li rafforza conil nuovo accordo strategico stipulato con Tokyo[54].

Vi è poi da sottolineare una circostanzaulteriore molto grave, ma poco nota, sui controlli della IAEA sulplutonio: le migliori tecniche di controllo oggi disponibili sonoinfatti soggette ad incertezze ed errori intrinseci di qualchepercento[55](v. Scheda). Potrebbe sembrare poco, ma si tratta di tonnellate diplutonio: in un impianto come quello di Rokkasho saràassolutamente impossibile rivelare la scomparsa, o il mancatorendiconto, di una cinquantina di chili di plutonio all’anno[56],quando ne bastano pochi chili per realizzare una bomba. Altro che irischi dell’Iran! Nell’impianto di riprocessamentobritannico di Sellafield nel 2004 si verificò una fuga dellasoluzione acida del combustibile irraggiato, che venne rivelata solodopo 8 mesi, quando erano già usciti 83 mila litri disoluzione contenenti 160 kg di plutonio![57]


I CONTROLLI DELLA IAEA



Si parla spesso,soprattutto oggi, dei controlli della Iaea sui programmi nucleari deipaesi che non possiedono armi nucleari , ma pochi sanno in che cosaconsistono.

Gli Stati non nucleari hanno l’obbligo disottoscrivere accordi per ispezioni complete. Il metodo principaleimpiegato dalla Iaea consiste in un conteggio del materiale, laverifica dei materiali nucleari che entrano o sono prodotti negliimpianti nucleari di un paese: è sostanzialmente un sistema direvisione, con cui si cerca di stabilire le quantità di questimateriali presenti in aree definiti ed i loro cambiamenti, e puòsolo rivelare eventuali diversioni dopo che sono avvenute, ma nonprevenirle. Questi controlli sono integrati da misure di contenimentoe sorveglianza (ad esempio, sigilli e videocamere) ed ispezioni inloco, limitate a impianti dichiarati ed accordati con lo Stato inquestione: ispezioni speciali di altre aree o impianti sono in lineadi principio possibili, ma sono state invocate una sola volta, nel1993 per la Corea del Nord, che rifiutò di cooperare.

Per rafforzare il sistema di verifiche è statointrodotto nel 1997 un modello di Protocollo Aggiuntivo, perconsentire ispezioni più intrusive e non limitate al conteggiodi materiale: gli Stati devono fornire informazioni piùdettagliate e maggiore collaborazione, sono possibili ispezioni conbreve preavviso anche ad impianti non dichiarati, l’agenzia puòprelevare campioni ambientali. L’Iran ha accettato, ma nonratificato, il Protocollo Aggiuntivo

I controlli della Iaea presentano dei limiti: “Perditedi materiale nucleare insite in questi processi ed incertezze nellemisure comportano che anche con le tecniche migliori di verificadisponibili e prevedibili non è possibile raggiungere laprecisione necessaria per assicurare che una diversione verrebberivelata.” [The need for stregthened Iaeasafeguards systems, Briefing 12, BASIC/ORG,www.oxfordresearchgroup.org.uk].

É necessario aggiungere che la Iaea soffre dilimitazioni finanziarie, e deve applicare considerazioni dicosti/benefici nell’eseguire le verifiche. Per questo nel 2002ha sviluppato il concetto di “verifiche integrate”, che“personalizza” le verifiche a seconda dei paesi,applicando verifiche ridotte ai paesi che destano menopreoccupazioni: per ora pochi paesi hanno queste verifiche. Sonoancora 39 gli stati che non hanno ancora introdotto le ispezionicomplete obbligatorie, e solo 65 dei 188 stati aderenti hannoattivato il Protocollo Aggiuntivo.




Un meccanismo infernale

La ripresa dellaproliferazione nucleare a livello mondiale è appesa ad unfilo. Basta vedere le reazioni scomposte di fronte ai testmissilistici eseguiti dalla Corea del Nord ai primi di luglio 2006(quando gli Stati nucleari li eseguono regolarmente, per perfezionaree potenziare i propri, minacciosi arsenali). Non solo il Giappone, maanche la Corea del Sud e Taiwan covano ambizioni nucleari militari,inconfessabili: se la Corea del Nord avesse davvero alcune testate edecidesse di eseguire un test dimostrativo (come ha preannunciatonell’ottobre scorso), questi paesi potrebbero cogliere ilpretesto per realizzare armamenti nucleari, e sicuramente nonimpiegherebbero molto tempo per farlo. Nelle condizioni simili alGiappone e alla Germania vi sono altri paesi: il Brasile, l’Argentina(che collaborò negli anni ’80, insieme alla Germania,alla realizzazione dell’arsenale nucleare del Sudafrica - cheil governo di Nelson Mandela ha poi smantellato - il che significache ha costruito materialmente la bomba). Periodicamente compaionorivelazioni sull’appoggio del Pakistan ad un programma nuclearemilitare dell’Arabia Saudita, a cui seguono le rituali quantoscontate smentite. D’altra parte, il messaggio è chiaro:chi ha la bomba, mettendo la comunità internazionale davantial fatto compiuto, sarà rispettato!

Del resto, i primi ad essere protesi allarealizzazione di nuove armi nucleari sono proprio gli Stati Uniti[58].Se qualcuno dubitasse che questo quadro sia troppo allarmistico, chequeste prospettive siano remote, tenga presente due cose. La bombavenne realizzata in tre anni[59]:se non ci fosse stata la guerra, sarebbe stata realizzata comunque,ma forse ci sarebbero voluti 20 anni. Questo, poi, si traduce in unpretesto per non svelare e contrastare i programmi militari e il lorointreccio con la ricerca di carattere fondamentale[60]:ma quello che differenzia le armi nucleari da tutte le altre èche vanno fermate prima di essere usate, perché il loro usoapre la strada a scenari apocalittici che non hanno uguali.

Inoltre, mentre si contesta all’Iran la produzione e l’impiegodi uranio per i reattori, circolano nel mondo grandi quantitativi diuranio altamente arricchito, con possibile uso militare, e icontrolli sono stati allentati[61].Le impressionanti scorte di materiali fissili che si accumulanocostituiscono un problema allarmante, con enormi costi e problemi digestione, di smaltimento e di custodia, prestandosi a sottrazioni efurti, e quindi a rischi concreti di proliferazione. Non si trattasolo di uranio altamente arricchito e di plutonio, ma vi è unulteriore rischio di proliferazione, pressoché ignotodall’opinione pubblica, costituito da isotopi del gruppo degliattinidi, che possono venire prodotti in impianti di ritrattamentocivili eludendo i controlli della IAEA, alcuni dei quali possonovenire usati per dispositivi nucleari esplosivi[62].

Ma gli USA si oppongano a discutere un trattatoper la limitazione della produzione di materiale fissile (Fissban)[63],deciso nel 1993 dall’Assemblea Generale dell’ONU,che diede mandato esplicito alla Conferenza di Ginevra sul Disarmo, eribadito nella conferenza di revisione del TNP del 2000. Nelnovembre del 2004 la Commissione disarmo dell'ONU ha messo ai votil'ipotesi di un trattato Fissban. L'esito della votazione èstato di 147 a 1 (gli Stati Uniti), con 2 astensioni: Israele e laGran Bretagna. Nel 2005 la votazione dell'Assemblea generale inseduta plenaria ha dato il seguente esito: 179 a 2, con 2 astenuti:di nuovo Israele e Gran Bretagna. Ha votato no, oltre agli StatiUniti, anche Palau.

I progetti di ripresa del nucleare civile devono venire rifiutatianche con l’argomento della produzione di ulteriore plutonio,oltre che di scorie radioattive: si pensi chead oggi sono state prodotte ben 1.250 tonnellate di plutonio“civile”, di cui 250 sono state separate perriprocessamento, esattamente quanto le 250 tonnellate di plutonio“militare”!

Come arrestarlo?

I rischi oggi si fanno terribilmentepiù concreti con le minacce, e i concreti preparativi, di unattacco nucleare all’Iran, che avrebbe conseguenzeassolutamente imprevedibili e incontrollabili, e potrebbe scatenareun vero olocausto nucleare.

Il rischio nucleare, come dicevamo, deve venireassolutamente bloccato prima che possa scatenarsi: dopo sarebbecomunque troppo tardi. Vi è una sola strada possibile:riprendere il processo di disarmo nucleare totale, incominciando conl’informazione e la sensibilizzazione dell’opinionepubblica, sostenendo il pur sparuto gruppo di paesi impegnati inquesto senso, rafforzando il TNP ed il sistema di verifiche,riprendendo le decisioni dell’Assemblea Generale dell’ONU,estendendo le Zone Denuclearizzate[64](in primo luogo e con la massima urgenza in Medio Oriente) earrestando la produzione di materiali fissili. E cercando di fermareal contempo anche tutti i progetti di ripresa del nucleare “civile”,malgrado i potenti interessi che li muovono.

L’Italia e l’Europa (se decidesse di esistere come entitàpolitica) hanno concrete possibilità di intervenire percambiare i giochi e le prospettive. Queste possibilitàappaiono accresciute dagli scacchi che le politiche e gli interventidegli USA e di Israele in Medio Oriente hanno incontrato. Leaperture, sia pure parziali, e le offerte di trattativa mostratedall’Iran offrono un’occasione concreta per disinnescarei piani di attacco militare e per aprire un negoziato a tutto campocapace di avviare la soluzione dei problemi che da decenni rendonoincandescente la regione. L’Europa deve cogliere questaoccasione. Non ci si deve fare illusioni sul fatto che l’Europaabbia comunque i propri interessi di tipo imperialistico nellaregione mediorientale e asiatica, ma se decidesse di contrastare idisegni di Washington, potrebbe a mio avviso ristabilire qualche tipodi equilibrio multipolare che non sarebbe certo la pace che vogliamo,ma sarebbe comunque un passo indietro verso il baratro. Il nostroavversario non è monolitico, è anzi diviso dacontraddizioni profonde, che prima a poi sono destinate amanifestarsi: bisogna cercare che si manifestino per viediplomatiche, piuttosto che con una deflagrazione militare. Questoalmeno è il mio punto di vista.

L’Italia può fare la sua parte, giocando un ruolospecifico. Può e deve in primo luogo pretendere da Washingtonlo smantellamento delle 90 testate nucleari a gravità ancorapresenti sul nostro territorio: ma deve farlo unitamente all’Europa,per evitare che queste vengano poi spostate nelle basi di un altropaese.

L’Europa, d’altra parte, hoindubbiamente degli ingombranti scheletri nell’armadio,consistenti negli obsoleti ed inutili arsenali nucleari britannico efrancese, che ormai non sono altro che anacronistici statussymbol. Ma proprio per questo avrebbe oggi una grandeopportunità, e la concreta possibilità, con un passocoraggioso, di sbloccare il processo di disarmo nucleare. Inparticolare, le testate a gravità statunitensi che ricordavamosono strumenti assolutamente obsoleti, rispetto alle potenzialitàdei sommergibili nucleari, e sembrano più il simbolo deldominio imperiale sui paesi che le ospitano, che non una necessitàstrategica. Eppure l’obiettivo della loro rimozione ètutt’altro che insignificante perché esse sono iresidui, ancora schierati, di quell’arsenale di arminucleari tattiche[65],del quale si è perduto ogni controllo e conteggio da quando ilTrattato INF (Intermediate Nuclear Forces) nel 1987 impose lasemplice rimozione delle forze missilistiche a medio raggio: Mosca hainfatti mostrato la disponibilità, se queste testate verrannorimosse, ad un negoziato sulle testate tattiche, che eliminerebbe unodei punti oscuri delle forze nucleari, e sbloccherebbe cosìl’intero processo di disarmo.

Muoversi rispetto alle testate a gravità però puòessere un primo passo, ma non basta. Occorre infatti anche una fermaazione per rimettere in discussione gli accordi con gli USA che hannoaperto 11 porti italiani alla sosta dei sommergibili nucleari, chetrasportano nelle nostre acque territoriali uno spaventoso e ben piùminaccioso arsenale di bombe, nonché reattori nuclearimilitari, molto più insicuri e incontrollabili di quellicivili, che sottopongono le popolazioni di quelle città agravissimi rischi.

Il disarmo nucleare è un obiettivo fondamentale. Abbiamo tuttele carte in regola per pretenderlo: Diritto Internazionale, TNP,parere della Corte dell’Aja del 1996, impegni sottoscrittinella Conferenza di Revisione del 2000, risoluzioni dell’AssembleaGenerale, ecc. Il mio parere è che se non riusciremo adottenere il disarmo atomico, difficilmente riusciremo ad ottenerel’eliminazione di nessun altro tipo di armamenti, per i qualinon esistono prescrizioni altrettanto nette. Oggi abbiamo una grandeopportunità per sviluppare una grande campagna che coinvolgal’opinione pubblica, rendendola consapevole non solo delrischio epocale che corre (che potrebbe causare una fuga), ma delfatto che tutti insieme possiamo, e dobbiamo, eliminare gli armamentinucleari dalla storia.


Annotazioni

[1] L’arricchimento dell’uranio (U), al 2-3 %nell’isotopo fissile U-235, serve per i reattori nucleari“civili”; nella reazione a catena, i nuclei di U-238colpiti da un neutrone si trasformano in plutonio (Pu), checostituisce l’esplosivo nucleare ideale. Per realizzare arminucleari vi sono quindi due strade, entrambe legate strettamentealle tecnologie “civili”: l’arricchimentodell’U oltre il 90 % (la strada che seguì il Pakistan),o la separazione del Pu attraverso il riprocessamento delcombustibile esaurito (come fece l’India).

[2] Nel 1963 vennero messi al bando i test nucleari nell’atmosfera(alcuni paesi li proseguirono). Con questo non si vuol dire che itest sotterranei successivi non abbiano avuto rilasci radioattivi econseguenze sanitarie e ambientali (è stata osservata, adesempio, una correlazione tra le esplosioni nucleari e l’occorrenzadi terremoti).

 

È interessante menzionare il fatto che la consapevolezzascientifica dei danni alla salute e all’ambiente delleradiazioni ionizzanti e dei test nucleari risale agli alboridell’era nucleare: il fatto che la gente sia stata tenutacompletamente all’oscuro si configura ancor più come unvero crimine. Fino dal 1943 gli scienziati Conant, Compton e Ureyinviarono al Gen. Groves (Direttore del Mahnattan Project) unpro-memoria, tenuto allora segreto, su “Uso di materialiradioattivi come ordigni militari”(http://www.mindfully.org/Nucs/Groves-Memo-Manhattan30oct43a.htm).Se ne raccomandava appunto l’impiego sul campo di battaglia,specificando anche che le sottili particelle radioattivepasserebbero attraverso tutte le maschere antigas, anticipando cosìl’impiego attuale dell’Uranio Impoverito (DU): non acaso il suo uso sconsiderato è avvenuto solo nel 1991, nonappena il crollo dell’URSS ha distrutto l’equilibriobipolare che aveva retto durante la Guerra Fredda. Anche per i testnucleari, è notevole che fin dal 1958 lo scienziato sovieticoSakharov aveva stimato che circa 10.000 persone avrebbero contrattotumori, mutazioni genetiche ed altre malattie per ogni megatone dipotenza di un’esplosione nucleare in atmosfera, proprio per lepiccole dosi: “Radioactive carbon from nuclear explosions andnonthreshold biological effects”, Soviet Journal AtomicEnergy, Vol. 4, 6, 1958 (tradotto e riprodotto in Science &Global Security, Vol. 1, 1990, pp. 175-86).

[3] H.L. Rosenthal et al., “Incorporation of fallout strontium-90in deciduous incisors and foetal bone”, Nature, Aug. 8,1964, Vol. 203, N. 4945, pp. 615-6; H.L. Rosenthal et al.,“Strontium-90 content of first bicuspids”, Nature,April 9, 1966, Vol. 210, N. 5032, pp. 210-12; H.L. Rosenthal,“Accumulation of environmental Sr-90 in teeth of children”,Hanford radiobiology Symposium, Proceedings, 1969, pp. 163-171.

[4] Radiation and Public Health Project, “Environmental radiationfrom nuclear reactor effects on children’s health fromstartups and shutdowns”, Press Conference, April 20, 2001, e“Environmental radiation from nuclear reactors and childhoodcancer in Southeast Florida”, 2003(www.radiation.org/florida.html);J. Mangano, “An unexpected rise of Strontium-90 in U.S.deciduous teeth in the 1990s”, The Science of The TotalEnvironment, Vol. 317 (1-3), December 30, 2003, pp. 37-51(www.radiation.org/);J. Mangano, “Improvements in local infant health after nuclearreactor closing”, Environ. Epid. & Toxic., 2 (1-4),2000; J. Gould, “Explanation of black infant mortality rates”,The Black World Today (www.tbwt.org/home/).

[5] Lauren Moret, “Depleted uranium weapons, the war againstearth”, World Depleted Uranium Weapons Conference: The TrojanHorse of Nuclear War, Hamburgh, Germany, October 16-19, 2003(www.traprockpeace.org/wuwc_reader4_civilians.pdf): questarelazione, da cui ho tratto molti riferimenti [la richiameròcon il simbolo LM], va molto al di là del problema del DU, edè molto ampia e approfondita.

[6] D.V. Conn, “US counts one in 12 children disabled”,Washington Post, 7/6/02 [LM].

[7] R. Bertell, No Immediate Danger: Prognosis for a RadioactiveEarth, The Book Publishing Company, Tennessee, 1985; G. Greene,The Woman Who Knew Too Much: Alice Stewart and the Secret ofRadiation, Univ. Of Michigan Press, 1999.

[8] Si veda ad esempio: A. Baracca, A Volte Ritornano, Il Nucleare.La Proliferazione Nucleare Ieri Oggi e Soprattutto Domani,Milano, Jaca Book, 2005, Paragr. 3.6.

[9] E.J. Sternglass, Secret Fallout: Low Level Radiation fromHiroshima to Three Mile Island, New York, McGraw-Hill, 1981; esuccessiva comunicazione riportata da Lauren Moret [LM, fig. 2].

[10] R. Bertell, “Victims of the Nuclear Age”, TheEcologist, November 1999, pp. 408-411(www.ratical.org/radiation/NAvictims.html).

[11] ECRR2003 Recommendations of the European Committee on Radiation Risk,European Committee on Radiation Risk, Regulator’s Edition,Brussels, 2003, pp. 182-183 (www.euradcom.org).

[12] World Health Organization Press release: “Global cancer ratescould increase by 50% to 15 million by 2020”, Ginevra, 2Aprile 2003. Bisogna, a questo proposito, denunciarel’accordo gravissimo del 1959 tra la IAEA e l’OMS, percui nessun rapporto sugli effetti sanitari del nucleare puòuscire senza l’avvallo della IAEA.

[13] J. Mangano, “Three Mile Island: health study meltdown”,Bulletin of the Atomic Scientists, Vol. 60, n. 05,September/October 2004, pp. 30-35; M. C. Hatchet al., "Cancer Near the Three Mile Island Nuclear Plant,"AmericanJournal of Epidemiology,vol. 132, no. 3, pp. 397-412 (1990); e "Cancer Rates After theThree Mile Island Nuclear Accident and Proximity of Residence to thePlant," AmericanJournal of Public Health,vol. 81, no. 6, pp. 719-24 (1991). S Wing et al., "ARe-Evaluation of Cancer Incidence Near the Three Mile Island NuclearPlant," EnvironmentalHealth Perspectives,vol. 105, no. 1, pp. 52-57 (1997). M. Susser, "Consequences ofthe 1979 Three Mile Island Accident Continued: Further Comment,"EnvironmentalHealth Perspectives,vol. 105, no. 6, pp. 566-67 (1997). E. O. Talbott et al., "MortalityAmong the Residents of the Three Mile Accident Area: 1979-1992,"EnvironmentalHealth Perspectives,vol. 108, no. 6, pp. 545-52 (2000); e "Long-Term Follow-up ofthe Residents of the Three Mile Island Accident," EnvironmentalHealth Perspectives,vol. 111, no. 3, pp. 341-48 (2003).

[14] OMS e IAEA: Chernobyl Forum Report: Chernobyl’s Legacy,Health, Environmental and Socio-Economic Impacts(www-pub.IAEA.org/MTCD/publications/PubDetails.asp?pubId=7382;www.who.int/mediacentre/factsheets/fs303/en/print.html; https://selectra.co.uk/sites/default/files/pdf/chernobyl.pdf).

[15] R. Stone, “Return to the inferno: Chornobyl after 20 years”,Science, Vol. 312, 14 April 2006, p.180-82(www.sciencemag.org).Anche se bisogna sottolineare la differenza tra Hiroshima eChernobyl: “La bomba atomica produsse in gran parteesposizione a tutto il corpo [esterna] da raggi gamma eneutroni, esponendo uniformemente tutti i tessuti. L’esposizionedi Chernobyl fu, a parte per coloro che lavoravano vicino alreattore, in gran parte interna, da isotopi radioattivi nelfallout, cosicché i diversi tessuti hanno ricevuto dosidifferenti” (D. Williams e K. Baverstock, “Too soon fora final diagnosis”, Nature, Vol. 440, 20 April 2006,pp. 993-4). È molto importante osservare che gli effettibiologici dei diversi tipi di radiazioni sono completamente diversiin caso di esposizione esterna o interna, cioèquando i radionuclidi vengono assunti dall’organismo oinalati: nel secondo caso, le radiazioni meno dannose peresposizione esterna, perché assorbite dagli strati cutanei(come le particelle alfa), possono risultare le più dannose.

[16] Gli articoli di Nature e Science citati nella nota 15,e ancora M. Peplow, “Counting the dead”, Nature,cit, pp. 982-3.

[17] I. Fairlie e D. Sumner, TORCH: The other report on Chernobyl(www.greens-efa.org/cms/topics/dokbin/118/118499.the_other_report_on_chernobyl_torch@en.pdf).Low Level Radiation Campaign, Another Redundant Armchair Critique(ANORAC) (www.llrc.org/health/subtopic/fairliechernobyl.htm).

[18] Greenpeace, The Chernobyl catastrophe, consequences on humanhealth, Aprile 2006(www.greenpeace.org/international/press/reports/chernobylhealthreport).

[19] Occorre precisare che non si tratta solo delle microparticelleradioattive liberate dall’esplosione dei proiettili nelle zonedi guerra (che si espandono però in zone molto piùampie), che quando vengono inalate o ingerite liberano le particellealfa all’interno dei tessuti: particelle molto piùpiccole, volatili e persistenti vengono infatti liberate dall’uranionelle testate nucleari, le cui esplosioni raggiungono milioni digradi.

[20] Si vedano ad esempio l’autorevole: The Future of NuclearPower: An Interdisciplinary MIT Study,, Massachusetts Instituteof Technology, 2003 (web.mit.edu/nuclearpower);e il recente J. Giles, “When the price is right”,Nature, Vol. 440, 20 April 2006, pp. 984-6.

[21] T. Cochran, in: E. Marshall, “Is the friend atom poised for acomeback?”, Science, Vol. 309, 19.08.2005, p. 1168.

[22] Marsha Freeman, “Industry gets ready to build new nuclearpower plants”, Executive Intelligence Review, July 21,2006(www.larouchepub.com/eiw/public/2006/2006_20-29/2006-29/pdf/55-57_629_econuke.pdf#search=%22

www.larouchepub.com/eiw/public/2006/2006_20-29/2006-29/pdf/55-57_629_econuke.pdf#search=%22%0DMarsha%20Freeman%20Industry%20ready%20build%20nuclear%20plants%22);“Russia embarks on its global nuclear power plans”,Executive Intelligence Review, March 31, 2006(www.larouchepub.com/other/2006/3313russ_nuke_plans.html.

[23] Appena 10 anni fa il (decrepito) sistema russo di allarme confuse unrazzo meteorologico lanciato dalla Norvegia con un missile nuclearelanciato da un sommergibile: la rappresaglia nucleare venne fermatadal Presidente Yeltsin all’ultimo istante.

[24] A. Baracca. ………………………………………………….,Il Ponte, COMPLETARE

[25] Il tema è stato esaminato su Giano da GabrieleGaribaldi, “La crisi del Trattato di non-proliferazione e leguerre americane del futuro”, Vol. 51, 2005, p. 55-68.Il mio saggio già citato, A Volte Ritornano: ilNucleare, contiene un’illustrazione (Par. 7.7), e la traduzione dei passi più significativi ecommentati (Appendice 7.3).[26] www.bits.de/NRANEU/docs/3_12fc2.pdf;www.nukestrat.com.Per un’esposizione commentata si veda H.M.Kristensen, The role of U.S. nuclear weapons: new doctrine fallsshort of Bush pledge, Arms Control Association, settembre 2005:www.armscontrol.org/act/2005_09/Kristensen.asp?print.Anche: www.nukestrat.com/us/jcs/jp3-12_05.htm[27] H.M. Kristensen, Preparing for the failure of deterrence,“Sitrep”, Vol. 65, n. 6 (November/December 2005), pp.10-12: www.rcmi.org/archives/sitrep_november_2005.pdf.[28] Narsi Ghorban, “Il gasdotto delle meraviglie”, Limes,“L’Iran tra Maschera e Volto”, 2005, n.5, pp123-28.

[29] Siddharth Varadarajan, India, China and the Asian axis of oil:new Sino-Indian partnership in oil and gas could serve as thefoundation for an Asian Energy Union (The Hindu, 24gennaio 2006): www.globalresearch.ca.

[30] Franz Gustincich, “Herat nel grande gioco”, Limes,“Lost in Iraq”, 2005, n. 6, cit., p. 248. Perun’analisi generale: Paul Rogers, Iraq, Afghanistan and nowIran once again, International Security Monthly Briefing,gennaio 2006, www.oxfordresearchgroup.org.uk<.

[31] V. ad esempio Ramita Navai, “Le vie della droga”, inLimes, “L’Iran tra Maschera e Volto”, 2005,n.5, pp 79-87.

[32] M. Chossudovsky, “The war on Lebanon and the battle for oil”,July 26, 2006(www.globalresearch.ca/index.php?context=viewArticle&code=CHO20060726&articleId=2824);“Triple alliance: the US, Turkey, Israel and the war onLebanon”, August 7, 2006(www.indymedia.org.uk/en/2006/08/347113.html); “Thenext phase of the Middle East war”, September 7, 2006(peoplesgeography.wordpress.com/2006/09/07/michel-chossudovsky-the-next-phase-of-the-middle-east-war/).

[33] Ugo Bardi, La Borsa Iraniana del Petrolio in Euro,Uruknet.info. Vedi però F. William Engdahl, La borsapetrolifera dell’Iran non è una casus belli,www.GlobalResearch.ca,trad. it. in www.comedonchisciotte.org.

[34] Stefano Chiarini, “Le resistenze islamo-nazionali contro alQaida”, il manifesto, 28 gennaio 2006, p. 9. Chiariniappare uno dei più profondi conoscitori ed analisti dellasituazione mediorientale.

[35] V. ad esempio l’analisi di G. Mascolo e B. Zand, “Thespider’s web: Iran’s growing power in the Middle East”,Spiegel, 29 agosto 2006 (www.spiegel.de/international/spiegel/0,1518,434077,00.html).

[36] M. Chossudovski, Nuclear Attack againstIran, 3 gennaio 2006: www.globalresearch.ca.Time ha dedicato la copertina: “What war with Iranwould look like”, 17 settembre 2006(www.cnn.com/2006/WORLD/meast/09/17/coverstory.tm.iran.tm/index.html?section=cnn_topstories).

[37] P. Rogers, Iran: Consequences of a War, Oxford ResearchGroup, February 2006:www.oxfordresearchgroup.org.uk.

[38] Lastessa IAEA, d’altra parte, ha recentemente respinto unrapporto americano sulla questione dell’Iran per «manifestainattendibilità»: il rapporto del rapporto èarrivata al Washington Post, che l’ha pubblicata il 14settembre 2006.

[39] Per tutti gli approfondimenti e le informazioni tecniche di basesugli armamenti nucleari rimando al mio libro: A Volte Ritornano…, cit.

[40]Rimandiamo ai saggi di Dominique Lorentz, Affaires Nucleaires,Paris, Les Arénes, 2001 (da me ampiamente recensito su Giano,42, 2002, p. 168-73) e Secret Atomique, La Bombe Iranienne,Paris, Les Arènes, 2002. Vale la pena di ricordare che lemanovre degli Usa verso l’Iran durano da piùdi cinquant'anni, da quando cioè un colpo di stato militareappoggiato dagli Usa e dalla Gran Bretagna rovesciò ilgoverno democratico e insediò lo scià. Questi guidòil paese con pugno di ferro fino al 1979, quando fu cacciato da unasollevazione popolare. L'amministrazione Reagan appoggiòl'invasione dell'Iran da parte di Saddam Hussein, aiutandolo amassacrare centinaia di migliaia di iraniani e di curdi iracheni.Poi sono venute le dure sanzioni di Clinton, seguite dalle minaccedi Bush di attaccare l'Iran.

[41] Maurizio Martellini e Riccardo Radaelli, “Così si giocaal tavolo nucleare”, Limes, L’Iran traMaschera e Volto, 2005, n.5, pp. 91-100.

[42] Lelio Lagorio, L’Ora di Austerlitz, Firenze,Polistampa, 2005, pp. 54-57.

[43] F. Baranaby, Iran’s nuclear activities, novembre 2005,Addressing the challenge of Iran,BASIC/ORG, Briefing 15, entrambi sul sitowww.oxfordresearchgroup.org.uk.

[44] Chossudovski, Nuclear attack to Iran, 3 gennaio 2006www.globalresearch.org; Seymour M. Hersh, The coming wars: whatthe Pentagon can now do in secret, “New Yorker”

[45] Ewen MacAskill, “Thousands would die in US strike on Iran”,The Guardian, 13 febbraio 2006.

[46] Si veda ad esempio l’analisi di G. Mascolo e B. Zand, “Iran’sgrowing power in the Middle East: the spider’s web”,Spiegel Online, August 29, 2006(service.spiegel.de/cache/international/spiegel/0,1518,434077,00.html).

[47] Mohsen Mehran, “Le vie del gas non sono infinite”,Limes, L’Iran tra Maschera e Volto, 2005, n.5,pp. 101-111. Si veda però l’intervista all’economistairaniano Hadi Zamani, Iran’s nuclear option: an energy needor a strategic choice?,acdn.france.free.fr/spip/breve.php3?id_breve=53.

[48] Franceso Piccioni, “Il ‘picco’ del petrolio siapprossima e il ‘turbo’ del capitale perde colpi”,Giano, Vol. 51, 2005, p. 73-77. Vi sono molti siti Internetdedicati al problema, in particolare quello dell’Aspo, ancheitaliano. In relazione all’attacco al Libano si veda M.Chossudovsky, “La guerra al Libano e la battaglia per ilpetrolio”, 21 agosto 2006, tradotto sul sito ; può essere opportuno precisare che non disolo petrolio si tratta, non meno cruciale è il problemadell’acqua, v. ad esempio G. Ferrari, “Dentro la guerralibanese”, in stampa su Cassandra.

[49] F. Barnaby e S. Burnie, Thinking theunthinkable: Japanese nuclear power and proliferation in East Asia,Oxford research Group, agosto 2005, www.oxfordresearchgroup.org.uk.Il sito contiene molto materiale interessante.

[50] A. Baracca, A Volte Ritornano, cit., Paragr. 7.4.Marc Hibbs, Tomorrow, a Eurobomb?, “Bulletin of theAtomic Scientists”, gennaio/febbraio 1996, pp. 16-23. DieterDieseroth, Germany’s NPT obligation not under condition ofwar, “INESAP Information Bulletin”, n. 8 (febbraio1996), p. 9.

[51] Japan can construct nuclear bombs using its power plantplutonium, Nuclear Control Institute, Washington, DC, pressrelease, 9 aprile 2002: www.nci.org.

[52] Si prospetta anzi una vera escalation in questo senso, conil passaggio di consegne dal Premier Koizumial leader dei liberal democratici Shinzo Abe, il cuirevanchismo punta al riarmo e fa temere uno scontro con i paesivicini: v. ad esempio Pio D’Emilia,“In Giappone è l’ora di Abe, il nostalgico delgrande impero”, il manifesto, 21.09.06, p. 10; “Abe,un falco a Tokyo”, . il manifesto, 27.09.06, p. 6.

[53] L’impiego di combustibile misto in reattori progettati perutilizzare uranio abbassa la sicurezza del reattore, a causa dellamaggiore reattività del plutonio, ed aumenta i rischi per ilavoratori: vi sono stati scandali in Giappone per la falsificazionedi dati relativi al combustibile MOOX. Questionsand answers on plutonium/MOX, Greenpeace, e F. Barnabie e S.Burnie, cit.; F. Barnaby, Theproliferation consequences of global stocks of separated civilplutonium, giugno 2005, www.oxfordresearchgroup.org.

[54] Emilie Guyonnet, “Le nuove ambizioni militari nipponichepassano per gli Stati uniti”, Le Monde Diplomatique/ilmanifesto, aprile 2006, p. 10-11.

[55] M.M. Miller, Are Iaea safeguards on Plutonium bulk-handlingfacilities effective?, Nuclear Control Institute, Washington,DC, 1990; P. Leventhal, Iaea safeguards shortcomings: a critique,Nuclear Control Institute, Washington, DC, 1994. F. Barnaby, Theproliferation consequences of global stocks of separated civilplutonium, e Effective Safeguards?, Factshhet 2,www.oxfordresearchgroup.org.uk.

[56] F. Barnaby, cit. F. Barnaby e S. Burnie, “Safeguards on theRokkasho reprocessing plant”, Greenpaeace International,giugno 2002. Ulteriori informazioni sul programma giapponeseper il plutonio si trovano della pagina web www.nci.org.

[57] F. Barnaby, cit.

[58] G. Brumfield, “The next nuke”, Nature, Vol. 442,6 July 2006, pp. 18-21; A. Baracca, A Volte Ritornano, cit.,Cap. 9.

[59] Si tenga presente che non solo la Germania nazista, ma anche ilGiappone avevano sviluppato programmi per realizzare la bomba, e visono indizi recenti che forse erano giunti più viciniall’obiettivo di quanto si è supposto in passato, anchese le difficoltà militari probabilmente ne avrebbero impeditocomunque la realizzazione.

[60] Vi insisto in modo particolare nel mio saggio, A Volte Ritornano,cit.: 2.5, 3.7, 3.8, Cap. 9.

[61] Alan J. Kuperman, “Bomb-grade bazaar. How industry, lobbyists,and Congress weakened export controls on highly enriched uranium”,Bulletin of the Atomic Scientists, Vol. 62, n. 2(marzo-aprile 2006), p. 44-50.

[62] D. Albright e K. O’Neill, The Challenges of FissileMaterial Control, Washington, DC, Institute for Science andInternational Security, 1999, Cap. 5, di D. Albright e L. Barbour(http:/www.isis-online.org/publications/fmct/book/index.html). A.Baracca, A Volte Ritornano …, cit.,Scheda 7.1; si può vedere anche il recente documento dellaNATO del 12 dicembre 2005: 178 STC 05 E – The Security ofWMD and Related Material in Russia(www.nato-pa.int/Default.asp?SHORTCUT=695).

 

[63] The importance of a Fissile Material Treaty, Oxford researchGroup, Briefing 7(www.oxfordresearchgroup.org.Sul sito è reperibile un rapporto piùdettagliato, The FMCT handbook: a guide to a fissile materialcut-off treaty).

[64] Appare molto importante la decisione presa recentemente dalleex-Repubbliche sovietiche di denuclearizzare la regione dell’AsiaCentrale.

[65] Si veda ad esempio A. Baracca, A Volte Ritornano, cit.,Paragr. 7.9.